Nessuna speculazione sugli esseri umani. Farmaci essenziali per tutti

L’intero continente africano è stato ininterrottamente adoperato dalle compagnie internazionali come un grande recipiente di risorse da succhiare. Molte compagnie, insultando i diritti umani, nel nome della sfrenata logica del profitto, hanno predato e violentato per anni l’intero territorio africano. Stefano Napoleoni, che da bambino suonava le poesie di Fabrizio De Andrè, credeva in un mondo migliore. Oggi, crede ancora in quel delirio adolescenziale ed è dinamico più che mai. Si impegna e collabora per portare avanti la sua filosofia. “La mia idea – dice Napoleoni - è distante dal vortice speculativo delle multinazionali. Ho pensato di creare una società che, pur traendo degli utili, desse un contributo di assistenza essenziale e reale da un punto di vista farmaceutico con prodotti buoni.” Stefano Napoleoni ha portato farmaci di qualità in Somalia. In una terra invasa da prodotti scarsi e taroccati, da alimenti scaduti e dall’indifferenza generale.

Anche in Somalia le compagnie internazionali hanno appoggiato le loro mani rapaci procurando disastri quasi irreparabili. Dico quasi perché nulla è irreparabile. “In particolare – afferma Stefano Napoleoni - la cooperazione italiana degli anni 80 in Somalia è stata devastante. Sono stati sperperati miliardi su miliardi per una stabilità politico - sociale e per una ricostruzione che non si è mai vista.” Per fare un esempio, racconta che lo stabilimento di Farmitalia, costruito a Mogadiscio, costò decine di milioni di dollari, sovradimensionato per le esigenze del posto. Successivamente, furono costretti a inventarsi un rifinanziamento per “acquistare” i farmaci da essi prodotti. “Ogni impianto industriale ha un piano di ammortamento, tu devi tarare il tuo investimento sulla reale possibilità di vendita sul posto, questo piano di ammortamento costò svariati milioni di dollari e quindi fu un fallimento.Questo tipo di cooperazione in Somalia è meglio che non ci sia più.”

LA TERRA DEI “SIGNORI DELLA GUERRA”

La Somalia, dopo l’indipendenza del 1960, ha percorso molteplici difficoltà politiche e sociali e, a partire dagli anni ottanta, si trova in una di guerra civile permanente.
Nel 1969, un colpo di stato militare consegnò il potere al generale Siad Barre. Di lì a poco, iniziarono a modellarsi pianificazioni di guerriglia contrari al regime di Barre. Iniziò un’epoca di guerra civile a intervalli che, sebbene con diversi avversari, dura ancora oggi. “In passato – racconta Napoleoni - c’è stato qualcuno che passava segretamente le armi ai ribelli che combattevano contro Siad Barre. Attaccare direttamente il generale non si poteva, egli conosceva tanti segreti sulla cooperazione occidentale in Somalia. Quindi, sollecitavano la ribellione di nascosto.”

Nel 1991 Barre fu estromesso. La lotta continuò tra diversi gruppi tribali, accompagnati da una lunghissima e tremenda carestia in tutto il Paese. Il conflitto più sanguinoso si svolse nella battaglia di Mogadiscio che contribuì a aumentare l’inimicizia della popolazione locale. Gli americani si ritirarono nei primi mesi del 1994 provocando il fallimento della missione Restore Hope (UNOSOM). L’ONU, pasticcione nel risolvere la situazione, anch’essa ritirò le proprie forze. Fu un periodo violento, contraddistinto dalla prepotenza dei “Signori della guerra” che sottomisero l’inerme popolazione. Verso la fine degli anni novanta e agli inizi del 2000, si avviarono trattative diplomatiche e conferenze di Pace. Ma le deboli istituzioni non ebbero successo nel consolidare il potere e a governare il paese.

Nel febbraio del 2006 i “signori della guerra” iniziarono una contesa dichiaratamente contro Al qaeda e l’integralismo religioso islamico visto come una minaccia alla loro esistenza. Le violenze continuavano, morivano autorità religiose e persone molto legate all’Islam, affiliati ad Al Qaeda e non. Moltissime persone, stanche e disperate, negli anni erano divenute integraliste. Nella seconda metà del 2006 le Corti islamiche riuscirono a riportare una relativa pace nelle città e nelle regioni che governavano.

Secondo il Financial Times, il governo USA potrebbe, inviare truppe in Somalia per dare aiuto al governo transitorio. Il 9 marzo del 2010, Ali Mohamud Rage, portavoce dei Giovani Mujahidin somali (Shabab), rispondeva dicendo che” noi siamo preparati a resistere se gli USA penetrassero nei nostri territori”, aggiungendo che “gli americani subiranno le perdite che hanno già subito in passato. Sappiamo bene che stanno preparando nuovi raid aerei contro di noi e che useranno caccia e aerei spia per dare supporto logistico all’azione delle truppe governative”.
Stefano Napoleoni, sensibile alla causa somala auspica una pacificazione: “Io credo che in Somalia si può veramente ricominciare da capo con una cooperazione tra Shabab e governo”, aggiungendo che “i processi di pace non si applicano né con l’assistenzialismo e né con i bombardamenti”. Napoleoni sta portando avanti i suoi progetti con sinergie di azione tra imprese e Ong. Sarebbe davvero una violenza gratuita e una sconfitta portare aerei e riempire di fumo il cielo di Mogadiscio.

La TETRAPHARMA

Dai saccheggi e sbagli “storici”, Stefano Napoleoni, si illumina e, nel 2002, colloca una sua azienda in Somalia riuscendo, con fatica, a lavorare e fare diverse produzioni fra il 2003 – 2004 - 2005. “Abbiamo iniziato a ristrutturare questi ambienti. Prima lavoravo sempre nel settore farmaceutico. Per 4 anni ho lavorato per una multinazionale, poi, una volta che ho capito come funzionava il loro sistema ho cambiato aria e mi misi in testa altri progetti con pochi Don Chisciotte.”

Sta coordinando in loco e in Italia la fattibilità di alcuni interventi mirati nel settore della salute, dell’accesso ai farmaci e valorizzando anche i “saperi locali” soprattutto della medicina locale che usa piante medicinali autoctone. Questa progettualità la sta elaborando con la collaborazione del Centro di Ateneo per la Cooperazione allo Sviluppo Internazionale dell’Università di Ferrara che ha nelle facoltà di scienze e Farmacia le competenze specifiche. Questa progettualità sarà in supporto a Medici Senza Frontiere che sta promovendo attualmente la campagna sui farmaci essenziali per tutti e ad un prezzo giusto.

Ma non è facile muoversi controcorrente, di fronte ad un uragano che imperterrito guarda tutti i tuoi movimenti.”Il problema del cartello dei prezzi dei farmaci – dice Napoleoni - è un problema reale, lo sanno tutti. Le aziende farmaceutiche negano di fatto l’accesso ai farmaci essenziali ai paesi in via di sviluppo perché sono abituate, nei paesi occidentali a fare delle plusvalenze esorbitanti, anomale e questo determina il cartello dei prezzi”. Questo fa si che loro impediscono l’accesso ai farmaci essenziali ai paesi in via di sviluppo, perché nei paesi africani non c’è risposta. “Se tu fai pagare 4 euro la scatola di amoxicillina, nessun africano se la potrà permettere.” A loro non interessa la salute della gente, ma guadagnare sulla gente. “Io 1kg di amoxicillina la pago 24/30 euro al kg, e posso alla fine della filiera produttiva, metterla 60 centesimi di dollari a terapia. Io comunque guadagno dal 20 al 30 %.” Un guadagno che Napoleoni definisce etico.
La Tetrapharma è un impresa di produzione di farmaci “salvavita” e nasce da finanziamenti esclusivamente privati. Questa collaborazione potrà garantire sia la disponibilità di farmaci di qualità a basso costo, sia lo sviluppo progressivo di un’industria farmaceutica e sanitaria nazionale, svincolata dalle multinazionali del farmaco e dagli elevati prezzi di vendita dei loro farmaci salvavita. All’interno del gruppo, ci sono tre somali come azionisti. “In Somalia, la carta vincente sono le piccole società non grandi colossi che succhiano risorse alla comunità internazionale, che creano cattedrali nel deserto e che costano miliardi su miliardi per poi specularci sopra.”

In Somalia Napoleoni non ha mai subito pressioni o tentativi di violenze da nessun gruppo: “Il governo e gli Shabab che si scontrano, li mette in sintonia una sola cosa: la denuncia contro i farmaci taroccati e cibi scaduti o di pessima qualità che arrivano da tutte le parti, anche da parte di alcune agenzie che si dichiarano umanitarie.” Continua dicendo che “nel 2005 abbiamo interrotto l’attività per motivi di sicurezza ed instabilità nel paese ma nessuno si è permesso di saccheggiare o bruciare l’attività. E’ un segno forte, di rispetto verso di Noi che non abbiamo speculato su nessuno ma abbiamo portato lavoro”. Oggi, dice Stefano Napoleoni: “stiamo fondando tra somali e italiani una società per costituire il primo polo industriale vicino all’aeroporto. Una zona protetta per istallare non solo i farmaci ma anche altre attività produttive. Contiamo, com questa iniziativa, di dare lavoro a 400 somali.”

LE PROBELMATICHE SOMALE

La Somalia è uno dei Paesi più poveri e instabili al mondo. Secondo i dati Unicef la Somalia, ha un tasso di mortalità infantile molto alto: 225 bambini morti per 1000 nati. Le cause principali di morte sono la dissenteria, le infezioni respiratorie a la malaria (si stima che l’87% dei somali siano a rischio di malaria). Il sistema sanitario pubblico è completamente distrutto, la maggior parte delle strutture sono state aperte da Ong straniere.

Bisogna ricominciare, alzare la testa senza guardare al passato. “Dobbiamo creare formazione di lavoro nei più disparati campi: recupero, igiene dei mercati, dispense e la scolarizzazione…”. Il progetto di recupero deve continuare creando lavoro, scolarizzazione con progetti lunghi e non di due o tre anni. “Stiamo collaborando con un’altra Ong australiana che si chiama SAACID.Essa attualmente ha ben 34 progetti su Mogadiscio. Ripeto, le risorse messe in campo devono essere ben indirizzate, non speculative.”

Napoleoni conosce molto bene i Somali e la Somalia, conosce le loro esigenze e le loro speranze. “Io spero che un minimo di sharia, entro certi termini, ci sia. E’ una legge seria . Ad esempio c’è bisogno di controllo di tutte le schifezze che vengono portate in questi paesi, sia di natura farmaceutica che di natura alimentare.” Il grosso delle patologie in Somalia, va curato con farmaci orali. L’80 % delle patologie vanno curate con antibiotici, “mancano le cose più elementari, antibiotici di consumo ordinario che non hanno bisogno di particolari e costosi accorgimenti”.

Si cerca l’indifferenza, è la soluzione migliore per non smascherare le aberranti violenze economiche e sociali fatte negli anni come quella dei rifiuti tossici e radiattivi nell’Oceano indiano: “lo sanno anche i sassi in Somalia cosa succede. Una delle motivazioni dei pirati, oltre a quelle economiche e etiche, è la ribellione contro le schifezze che le navi scaricano nell’oceano indiano, di provenienza europea.”

Fra 10 anni quando le correnti del mare, che certamente non potremmo fermare, ci porteranno quelle schifezze nelle nostre rive, i nostri grandi capi che hanno taciuto certe realtà come risponderanno quando anche i loro figli verranno contaminati dall’onda radioattiva? Potrebbero risolvere questi serissimi problemi quando e come vogliono “lo potrebbero fare anche adesso a tavolino, in qualsiasi momento anziché bombardare i barconi di gente povera e disperata che arriva in Italia.”

Andrea Onori
In periodico italiano: I parte, II parte

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