Una delle tante idee di anarchia

E' difficile delineare e raccontare chi è l'anarchico. E' difficile dire soprattutto come si muove nel proprio territorio e nell'universo, dato che ognuno risponde per se stesso. L'anarchia vuole che si responsabilizzi l'individuo, odia i gruppi settari e avanguardie che portano avanti la loro lotta in nome di tutti, senza contare il parere delle persone coinvolte nel proprio territorio.


L'anarchico è colui che non vuole comandare. Vuole costruire una società dove non esiste né povertà e né ricchezza, dove non c'è sfruttamento del lavoro o stress per gli operai. L'ideale è un vita dove non ci siano sprechi, ma tutto è meticolosamente fatto a portata di ogni individuo. L'anarchico deve sapere che un danno ad una persona è un danno di tutti. L'anarchia dovrebbe portare l'UOMO ADULTO, che non vive più una condizione di subalternità rispetto all'ambiente in cui vive. «Non c'è alcuna differenza tra monarchia e repubblica. Nobili, borghesi, Chiesa, sono un'unica cosa. Tutti vivono sfruttando il sudore e la miseria dei contadini e dei lavoratori diventando sempre più ricchi e più grassi». (Luigi Lucheni)

L'anarchico, avendo l'ambizione di lottare con i più deboli e eliminare le ingiustizie sociali, diventa sin da subito un nemico dello Stato e delle istituzioni. Quindi, viene combattuto con tutta la forza e la violenza che uno Stato può avere. "Anarchia vuol dire non-violenza, non-dominio dell'uo­mo sull'uomo, non-imposizione per forza della volontà di uno o di più su quella di altri. È solo mediante l'armonizzazione degli interessi, me­diante la cooperazione volontaria, con l'amore, il rispetto, la reciproca tolleranza, è solo colla persuasione, l'esempio, il contagio e il vantaggio mutuo della benevolenza che può e deve trionfare l'anarchia, cioè una società di fratelli libe­ramente solidali, che assicuri a tutti la massima libertà, il massimo sviluppo, il massimo benessere possibili" diceva Errico Malatesta.

Bisogna pur dire che oggi con la parola anarchia ci si gioca un pò troppo. L'etichetta, viene messa ovunque ci sia "caos" e "disordine", quando anarchia, in realtà, vuol dire tutto il contrario. Sul vocabolario della lingua italiana Zanichelli, l'anarchia è la "dottrina e movimento politico sociale che intende sostituire a un ordine sociale basato sulla forza dello Stato un ordine fondato sull'autonomia e la libertà degli individui". Comunque sia, l'anarchia è troppo libera per fermare queste parole dette a caso, accetta che persone umanamente di poco conto e ignoranti sparlino di lei. Sappiamo benissimo che la massa può essere addomesticata anche con parole ad "hoc" che, martellanti, ti entrano nel cervello.

L'anarchia lascia stare perchè ama la libertà. Mentre oggi, si mettono bombe e si reprimono popoli interi, l'anarchia semina in silenzio in ogni uomo il germe dell'amore e della solidarietà. Lei lascia far tutto, ma semina, raccontando la sua parola all'umanità, per far nascere il fiore dell'uguaglianza nella libertà. Gli anarchici amano scrivere molto, perchè fanno sentire la propria idea di anarchia, ed è solo la propria. Può essere condivisa da più o meno persone, ma mai imposta.

Anarchici bombaroli?
In ogni organizzazione o movimento c'è sempre qualcuno che va oltre le righe, che è "portato" per la violenza o chiamatelo come volete voi. De andré diceva: "mi sono reso conto che un uomo solo non mi ha mai fatto paura, mentre l'uomo organizzato mi ha sempre fatto molta paura". Se ricordiamo, le bombe le hanno piazzate i comunisti, fascisti, cattolici, lo Stato italiano, i nazionalisti, i servizi segreti ecc... e anche qualche anarchico. Tutti i gruppi che volevano combattere lo Stato costituito o difenderlo, nella storia sono stati "bombaroli".

Il discorso della violenza degli anarchici va spesso personalizzata e commisurata nei tempi e nei modi. Tutta la storia è piena di lotte feroci: prepotenze, ingiustizie, oppressioni feroci da una parte, ribellioni dall'altra. Non ci sono distinzioni di partiti o idee: nella storia chiunque ha voluto emanciparsi, o tentare di emanciparsi (secondo il proprio pensiero), ha dovuto opporre la forza alla forza, le armi alle armi. Ad esempio qui in Italia, gli stessi che glorificano le lotte per l'indipendenza e la libertà nei paesi africani e mediorientali ed eri­gono marmi e bronzi in onore a martiri della guerra, come lo era anche Garibaldi, hanno poi trattato da delinquenti alcuni gruppi anarchici quan­do questi hanno alzato la testa per reclamare la libertà integrale e la giu­stizia uguale per tutti gli esseri umani. Ipocrisia? Se proprio vogliamo fare una battaglia di numeri, fate una ricerca e vedete quanti morti, nella storia, sono stati lasciati sul selciato dalla chiesa, dai fascisti, comunisti, nazionalisti ecc.. e quanti dagli anarchici.

Però, lasciatemi dire che far passare per anarchici tutte quelle persone dedite allo spaccaggio di vetrine e macchine di umili lavoratori nelle manifestazioni, mi fa venire l'orticaria. Credo che farebbe rivoltare dalla tomba quelli che, in passato, hanno costruito la loro vita da anarchici e sono stati uccisi per le loro idee, come ad esempio Sacco e Vanzetti. Dell'anarchia oggi ci si fa un minestrone. Tutti sono anarchici e nessuno lo è.

In realtà gli anarchici in Italia e nel mondo sono pochissimi. Poi, è anche vero, che ognuno si appiccica addosso l'etichetta che più gli sta maglio, molto spesso per convenienza o, ancora più agghiacciante, per moda. In alcuni periodi, socialmente instabili (soprattutto nei giorni d'oggi), esce sempre qualcuno che usa la violenza e crede di poter agire anche in mio nome (o nel tuo), senza chiedere il permesso. Usano la stessa logica dei partiti politici, ovvero, rivendicano sempre di essere i portatori della morale, delle battaglie politiche e delle esigenze del popolo. Se ognuno pensasse a se stesso forse sarebbe anche meglio.

"Ciò che distingue gli anar­chici da tutti gli altri è appunto l'orrore della violenza, il desiderio e il proposito di eliminare la violenza, cioè la for­za materiale, dalle competenze tra gli uomini. Si potrebbe dire perciò che l'idea specifica che distingue gli anarchici è l'abolizione del gendarme, l'esclusione dai fattori sociali della regola imposta mediante la forza, bru­tale, legale o illegale che sia" diceva Errico Malatesta.

Il sentire anarchico di un insurrezionalista, o di questi "nuovi anarchici" come vengono chiamati, è lontanissimo dal mio, ma nessun anarchico può dare l'ufficialità all'anarchia. Non posso dire "io sono questo e quindi l’anarchia è questa". Non si seguono i dogmi ben precisi come i partiti politici. Lo stesso non può fare la TV etichettando volgarmente un movimento subito come anarchico, senza conoscere la sua natura storica.

Gli anarchici rifiutano la delega, ognuno parla per se stesso. Per questo è difficile dare un punto fermo all'anarchia. Per questo è difficile parlarne per i mass media. Essi, si trovano spiazzati quando non possono etichettare qualcuno e quindi, alla fine, mescolano di tutto e di più. Il fatto di essere così eterogenei e diversi, senza punti di riferimento, sono facili bersagli dei mass media e della politica. In fondo, tutti possono mettersi addosso questa etichetta e sparare per strada. Però, un bravo giornalista può capire che la sola azione, non vale nulla di anarchico se all'interno non c'è un percorso, un sentimento. Poi, bisogna anche leggere e ripercorrere la storia dell'anarchismo e le sue parole "storiche" prima di mettere certe etichette e dare sentenze. Faccio un esempio, anche io ora posso mettermi una croce sul collo e scegliere un bersaglio, avverso alla chiesa cattolica. Dopo, cosa succederebbe?

La Federazione Anarchica Informale:
Oggi, sono tante le teorie che vengono usate a proprio piacimento da cellule autodefinite rivoluzionarie e anarchiche, che giocano a far la guerra. A noi la guerra non piace. Vorrei capire perchè questa FAInformale usa la stessa sigla della FAItaliana. Ci si può confondere. Infatti, qualche giorno fa sul tg2 la giornalista parlava di "Federazione Anarchica Italiana" invece di "Federazione Anarchica Informale". Nessuno si è accorto della mostruosità che aveva detto. Forse, lo sbaglio non è stato fatto poi tanto a caso. Si sa, a loro interessa poco della gambizzazione di Adinolfi, vogliono colpire più qualcuno che è scomodo per quello che dice.

Da qualche anno, la sigla degli informali esce fuori tranquillamente e mai nessun nome è stato fatto dagli inquirenti. Invece di anarchici che ci hanno messo la faccia ne hanno presi tanti solo per il fatto di dire la loro. Chi c'è dietro a questa sigla??? Qualche anarchico che fa azioni individuali dimenticando cosa significa lottare per e con gli oppressi, oppure non anarchici che usano questa sigla per deviare le indagini? 

Non abbiamo la palla di vetro, forse è stato commesso davvero da chi si definisce anarchico, spinto al furore da infami persecuzioni, o accecati, per eccesso di sensibi­lità non temperato dalla ragione, dallo spettacolo delle in­giustizie sociali, dal dolore per il dolore altrui. Non lo so, non riesco a stare nella loro testa e spiegare questo fatto.

Noi, semplici individui possiamo giudicare la gambizzazione dei fatti del dirigente dell' Ansaldo come violenza inutile e gratuita. Come un fatto da isolare e da condannare senza se e senza ma. Non servono presunti illuminati a dare l'esempio (e poi esempio di cosa???). Il conflitto in Italia si sta radicalizzando da se, è la politica italiana che porta i più deboli a lamentarsi di questa gabbia costruita intorno al proprio orticello pieno di ortiche. Lo vediamo nei continui attacchi ad Equitalia. Lì, si vede qualcosa di diverso, di nuovo. Ovvero, persone "semplici", spesso non politicizzate che, vedendo la loro vita in frantumi, perdono la ragione e compiono questi gesti.


Solo quando alzano la testa tutti gli oppressi, può arrivare qualcosa di diverso. Deve venire dal basso il cambiamento e non da una pistola di una persona che gioca a fare il rivoluzionario, l'eroe. Questo danneggia il cambiamento. Gli autori del noto gesto assomigliano al motto "colpirne 1 per educarne cento" che non fa parte della tradizione anarchica. Quindi chi sono questi presunti informali???

L'anarchico non colpisce per storpiare qualcuno. L'anarchico vuole liberare le catene dell'oppressione. L'anarchico non vuole arrivare a comandare. L'anarchico ama l'individuo per la sua interezza e non ama ridurre la persona ad un simbolo ( Adinolfi = Ansaldo). Bisogna smetterla di colpire i simboli. Bisogna unirsi, basta poco per cambiare.

Bisogna inceppare gli ingranaggi della morte del capitalismo non con le loro stesse armi della violenza e dei simbolismi. Questo lo si può fare solo con la nostra intelligenza, compattezza e unità dell'individuo nella massa. L'apologia del bel gesto, dell' autocompiacimento, del sentirsi applaudito dalla massa, lo lasciamo ad un passato che non ci appartiene.

Cari presunti "anarchici", non avete che conquistato una stampella di un dirigente. La gambizzazione è crudele, una pratica che non appartiene ai giovani di oggi. La resistenza No Tav, gli attacchi ad Equitalia di persone sfinite, le occupazioni, gli scioperi degli operai, questo è più "naturale" e condivisibile.
L'azione rivoluzionaria è il risultato di ragione e sentimento accostate ad altri individui che si relazionano nel mondo circostante. Voi, siete solo un minuscolo nucleo e non vi conosce nessuno. Con chi vi relazionate? Cosa volete imporci? e continuo a dire, chi siete???

Bisogna porsi questa domanda dopo l'attentato ad Andinolfi: per gli attentatori chi sono i veri nemici, gli altri anarchici o i tecnocrati? Condanniamo queste assurde violenze, come condannammo e condanniamo le violenze alla "Diaz", alla caserma di "Bolzaneto", nei Cie (lager di Stato) e in molti altri luoghi dell'orrore "made in Italy".

Non capisco come possono parlare le istituzioni, i politici e tutto l'apparato dello Stato che fino a qualche anno fa organizzavano stragi di Stato e violenze gratuite. Oggi reprime con la violenza fisica e psicologica i più deboli, riducendo in povertà più di mezza Italia, istigandoci al suicidio, reprimendoci nelle galere e facendo morire in mezzo al mare milioni di immigrati. Girano per le strade sempre con il colpo in canna.

Le istituzioni di ieri, sono le stesse di oggi, cambiano i politici ma dietro di loro c'è sempre la stessa macchina da guerra di sempre. De Gennaro è l'esempio ed è uno di loro. Voi, "nuovi anarchici" vi state comportando come lo Stato, oppure siete lo Stato?

Noi vogliamo l'uguaglianza nella libertà

Vogliamo la pace, vogliamo l'uguaglianza nella libertà e non sto né con lo Stato, né con le Br e né con questo gruppo, definito "nuovo anarchismo", FAI. Per me questi che ho citato sono la stessa cosa. Sono attori che vogliono prevaricare sull'altro istituendo un altro potere. Sono attori che vogliono essere delegati dal popolo per fare quel che vogliono, mentre il popolo neanche li conosce. NOI NON VOGLIAMO IL POTERE, NON VOGLIAMO COMANDARE, NON VOGLIAMO DELEGHE e non vogliamo sangue.

Vogliamo vivere in pace con i nostri fratelli, senza frontiere e senza Stato. La rivoluzione se ci sarà mai in questo paese, si farà soltanto quando, DAL BASSO, si inizia a prendere coscienza che partecipare è importante, che autogovernarsi è possibile. Quando l'individuo inizia a dire "io posso" e non delegare, sempre delegare, allora si che possiamo dire che la rivoluzione può essere nostra, di tutti. Non deleghiamo la nostra libertà alle istituzioni o gruppetti armati. Siamo noi individui che dobbiamo crescere e imparare ad autogovernarci!  "Dichiarandoci anarchici proclamiamo innanzitutto di rinunciare a trattare gli altri come non vorremmo essere trattati noi da loro; di non tollerare più la disuguaglianza che permetterebbe ad alcuni di esercitare la propria forza, astuzia o abilità in maniera odiosa. Ma l'uguaglianza in tutto – sinonimo di equità – è la stessa anarchia". (Pëtr Alekseevič Kropotkin)

Noi continuiamo a lottare e raccontare con gli "ultimi" come abbiamo sempre fatto, senza alcuna pistola. Crescendo insieme, aprendoci a 360° cambiamo noi stessi e cambiamo il nostro paese. Il contatto con il mondo è fondamentale per crescere ed evolversi. Ascoltiamo, aiutiamo, impariamo e arricchiamo il nostro cuore. E’ fondamentale lo scambio di saperi, di usi, costumi e di energie. L'unità tra queste magnifiche differenze è una forza. Uno scambio politico e culturale che può solo far bene all'intera comunità.

Solo il contatto con il "diverso" può farci allargare le nostre facoltà intellettive. L’uomo, non è un numero, non è una nazione è un individuo capace di smuovere il mondo intero con il pensiero e la ragione. Vivere esperienze con la propria pelle è l’unico modo per crescere, maturare, stare in pace con se stessi e con gli altri.

Gli altri, possono fare quel che vogliono ma sappiano che quelle lotte sterili e senza senso sono destinate a morire. Mentre, il seme dell'uguaglianza nella libertà, sarà sempre annaffiato con cura fino a che non germoglierà.

Madre terra fratello clandestino 


P:S: (26 gennaio 2012) Un'alunna di 12 anni di Fiorano Modenese, che aveva vinto una borsa di studio di 250 euro dopo la promozione con la media del 10, ha rinunciato a ritirarla chiedendo che fosse assegnata a chi aveva piu' bisogno di lei. Si chiama Giulia e frequenta la scuola secondaria di primo grado. La borsa di studio conquistata da Giulia e' passata a un altro studente escluso dalle prime assegnazioni. (ANSA)

Lei, Giulia, era la formica che durante il periodo scolastico lavorava duramente per avere i voti alti e per portare una buona pagella a casa. L'altro studente, forse era la cicala che aveva poca fantasia di studiare e poca curiosità. Arrivò la fine dell'anno scolastico e Giulia che lavorò tanto per il massimo die voti, regalò il premio finale all'altro ragazzino che aveva faticato di meno, ma ne aveva tanto bisogno. Nella storia reale raccontata ai bambini dai grandi, la formica disse alla cicala: «io ho lavorato duramente per ottenere questo e tu che cosa hai fatto durante l'estate?» «Ho cantato» rispose la cicala. La formica esclamò: «Allora adesso balla!». Invece, Giulia non ha creduto alla balla raccontata dagli adulti, tira fuori il suo lato umano e si scrolla di dosso di tutte le cattiverie che ci hanno inculcato sin da bambini. Lei, guarda prima ai diritti fondamentali dei suoi amichetti che ai propri profitti. Brava Giulia!

"Ho visto una formica in un giorno freddo e triste donare alla cicala metà delle sue provviste. Tutto cambia: le nuvole, le favole, le persone..... La formica si fa generosa..... E' una rivoluzione" ( Ratti della Sabina - La Rivoluzione)

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